Cari lettori,
Spero stiate bene. Manca ormai pochissimo all’annuncio del vincitore del Premio Strega 2023, così ci tengo a raccontarvi l’esperienza dell’incontro con gli autori finalisti avvenuto lo scorso 24 giugno, a San Benedetto del Tronto.
Sarà stata l’atmosfera magica della Palazzina Azzurra circondata dalle palme (venite a trovarmi a San Benedetto!), sarà stato il cocktail buonissimo dell’aperitivo al Caffè Soriano - dove, tra l’altro, hanno cenato anche gli stessi scrittori - o la sensazione di essere in vacanza passeggiando per le vie del centro animate dai locali, ma ero entusiasta e leggera come non mi capitava da un po’, decisa a fare tesoro di ogni momento della serata.
Andrea Canobbio è il primo ad intervenire e la sua espressione austera lascia spazio a pochi, misurati sorrisi. Deve essere intriso della sua personalità “La traversata notturna”, volume di oltre 500 pagine. Tracciare un percorso tra le strade di Torino significa anche mettere in ordine i ricordi (quelli relativi all’esperienza della depressione del padre), trovare loro un posto all’interno della coscienza, perché nel momento in cui riusciamo a dare un nome - sulla pagina - ai pensieri, questi non ci fanno più paura. La sua opera per La nave di Teseo non sarà una catarsi definitiva, ma segna i confini e i limiti di un’angoscia strisciante, ora addomesticata. Processo assolutamente affascinante, chissà se la scrittura di Canobbio parla anche un po’ di noi.
Loretta Santini, direttrice editoriale della casa editrice Elliot, ha presentato per Ada D’Adamo, recentemente scomparsa, “Come d’aria”. Chiunque si sarebbe aspettato un posto vuoto difficile da colmare, ma l’opera, già vincitrice del Premio Strega Giovani, parla per l’autrice. La direttrice Santini afferma che se le avessero anticipato il contenuto della bozza della D’Adamo, probabilmente non avrebbe catturato la sua attenzione. Invece, già dalla lettura della prima pagina del file, si è resa conto di avere a che fare con una lingua purissima, di un’esattezza sconvolgente, sincera e vera, che l’ha conquistata.
Romana Petri, rileggendo l’opera di Antoine de Saint-Exupéry, avverte una profonda affinità con l’autore e pensa di dedicargli un romanzo, ripercorrendo i momenti più significativi della sua esistenza, proponendoli secondo il proprio punto di vista, anche, talvolta, in chiave psicanalitica. In particolare, si concentra sul rapporto di Saint-Exupéry con la mamma e conclude affermando che ognuno di noi cerca nell’anima gemella l’opposto del genitore, perché nessuno raggiungerà quella perfezione (in riferimento al complesso di Edipo). Non so se mi convince del tutto l’argomentazione. La Petri sembrava estremamente sicura, ferma (supponente?) rispetto a tali ragionamenti, così che oltre al suo educatissimo cagnolino - inerte per tutta la durata dell’incontro - anche la platea appariva immobile (a tratti assopita).
Anche Rosella Postorino appare molto sicura di sé, ma non parla da un piedistallo, anzi è abilissima a rivolgersi al pubblico, a mettere a nudo sia il processo di scrittura di “Mi limitavo ad amare te”, sia le motivazioni che l’hanno spinta a scegliere il motivo della guerra e del trauma che colpisce i più deboli, come i bambini. Anche di fronte alla tragedia, ciò che rimane è il forte sentimento d’amore, che nessuno può portare via.
Assente la Calandrone, recupererò ascoltando qualche intervista.
Mi è sembrato, insomma, di cogliere l’esperienza individuale degli autori, capaci di connettersi, però, con il sentimento collettivo. Deve significare questo, essere uno Scrittore: fare della propria storia la narrazione del genere umano.
In bocca al lupo ai finalisti del Premio Strega 2023, io credo di sapere su chi puntare!
A presto,
bluecritics